venerdì 29 giugno 2007

"Purché nasca qualcosa" di Giovanni Tavcar


Forse mai come questa volta un titolo di una silloge è stato azzeccato, infatti Giovanni Tavčar ha raccolto alcune sue composizioni titolandole “Purché nasca qualcosa”. La sua è una pia aspirazione, ossia, che alla stregua degli insegnamenti religiosi l’umanità possa rinsavire limitando ogni forma di egoismo, di contrasto, di litigiosità; questi versi sono un’espressione sincera di fede cristiana, perché ricalca, con le sue concezioni, gli insegnamenti evangelici. La sua è stata definita “poesia religiosa”, poesia che s’addentra nei principi cristiani, e ne fa un mezzo di sprone allo scopo di risvegliare quei sani principi che venivano inculcati fin dall’infanzia. Tavčar non si nasconde le difficoltà che la vita moderna diffonde, perciò egli indaga, scruta, illustra, stigmatizza una realtà che ci coinvolge tutti. Il testo si apre con uno sconcertante interrogativo: “Dov’è / il Tuo regno Signore? / Perché / continua a non venire?”. Prosegue chiedendosi il perché di tutte “Queste spietate guerra” di stragi di innocenti, di odi e di violenze, perché tutto ciò? È una incognita che lascia a ciascuno di trovare una risposta. La silloge percorre un cammino religioso, lumeggiando le principali festività come il Natale che è divenuto il business di profitti commerciali, la Pasqua che dovrebbe stimolare alla resurrezione degli esseri dal grigiore esistenziale. L’Annunciazione “L’evento / della eterna Parola di Dio / che interpella / e sollecita ogni uomo”. Si fa cenno alla croce di Cristo “Piantata nel centro della nostra vita”, che dovrebbe richiamarci alla umiltà, al perdono, alla solidarietà. L’amore è considerato capace di trionfare sul peccato, quel supremo amore che ci dimostra “Gesù / salendo sulla croce”. L’uomo, nel suo peregrinare terreno, soggiace a passioni e sentimenti, sperimenta le ferite del peccato originale, ma incontra anche “uomini e donne illuminati / tenaci costruttori di pace”, sostenuti da Colui “che è la fonte / stessa dell’amore”. Anche la sofferenza ed il dolore sono utili per “Vincere / la nostra battaglia / interiore”. Tavčar usa il tema religioso con saggezza e ne trae valide conclusioni etiche, talché il volumetto potrebbe considerarsi un vademecum della dottrina cristiana. Può sembrare azzardato che in epoca di grande tiepidismo religioso ci sia chi invece impugna, con determinazione, la propria fede in difesa di un cristianesimo che affonda le sue radici nella storia. Il valore di tale iniziativa va ricercato nel fatto che è rappresentato da un personaggio che vive questi sentimenti e li espone con sincerità.
Tavčar è testimone vivente di un apostolato che oggi vive relegato solo fra i missionari che operano in terre lontane, mentre ve ne sarebbe tanto bisogno anche da noi. Il seme che Tavčar ha gettato è auspicabile che attecchisca, perché possa dare frutti proficui, insomma: “Perché nasca qualcosa”.

Pacifico Topa
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